Le Vostre Domande

03/11/2014

Attacchi di Panico

Salve ho 34 anni, un marito che amo e un bambino piccolo che adoro e che è la ragione della mia vita. Nell’ultimo anno, ho cominciato a soffrire di attacchi di panico, specialmente quando sono fuori casa. Durante l’ultimo episodio, mentre mi stavo recando da mia madre in macchina, ho cominciato a sentirmi così male che ho pensato di morire. Ho iniziato a tremare e sentivo lo stomaco alla gola, il cuore che sembrava impazzito e un senso di soffocamento che non saprei descrivere. Il problema è che non so davvero spiegarmi il motivo di questi attacchi, sono in buona salute e la mia vita non sembra avere niente che non va.

Grazie,

L.


03/11/2014

Cortese signora,

le sensazioni che descrive sono quelle di cui più comunemente ci parlano le persone che soffrono di attacchi di panico, respiro corto, sensazioni di soffocamento, palpitazioni, batticuore , paura di impazzire, di morire. Quando me ne parlano, spesso mi viene in mente una pentola a pressione che sta per esplodere e immagino quanto spavento si possa provare nel sentirsi completamente senza controllo e in balia di qualcosa che prende il sopravvento e ci fa stare male. Durante un attacco di panico anche il corpo sembra non avere una base stabile su cui appoggiarsi, le gambe sono tese, le ginocchia e le articolazioni coxo-femorali rigide, il bacino bloccato, lo sguardo fisso con l’iride sospesa, mentre le spalle e le scapole sono tirate verso l’alto e il collo incassato in modo tale che anche respirare risulta faticoso. Ogni parte del corpo sembra sospesa, non appoggiata, a cominciare dai piedi sulla terra. Come sempre accade il corpo ci parla di noi attraverso l’atteggiamento posturale, l’organizzazione delle tensioni muscolari, le espressioni del nostro viso sia quelle legate all’emozione di un momento sia quelle che si sono cristallizzate nel tempo e sono diventate parte della nostra "struttura corporea”. Ad un sguardo più attento possiamo leggere nel corpo aspetti fondamentali della nostra personalità, la dinamica sospensione-appoggio ad esempio, che pare cruciale nell’attacco di panico, non riguarda solo la componente corporea ma anche il nostro modo di sentirci e di relazionarci. Appoggiarsi a qualcuno o a noi stessi, vuol dire lasciarsi andare, sapere di poter perdere il controllo perché ci si aspetta di potersi affidare e non potremmo farlo con un atteggiamento posturale di sospensione e rigidità così come non potremmo farlo se non avessimo l’aspettativa di poterci fidare di quella persona e di noi stessi. La cosa più importante in un’ottica psicofisiologica integrata è che, non solo il corpo ci rap-presenta per come siamo e per come ci sentiamo, ma è anche una base fondamentale da cui poter partire per lavorare con la Persona nella sua interezza e con i suoi molteplici aspetti della personalità, al fine di sviluppare modalità funzionali al nostro benessere . Un approccio arte-terapeutico integrato permette di entrare in contatto con la persona attraverso l’utilizzo di diversi strumenti artistici e partendo dalla componente sensoriale-corporea o da quella immaginativa-rappresentazionale. Nella manipolazione di un materiale informe come la creta, ad esempio, mettiamo il nostro modo di essere, di "contenere, tenere, lasciare andare, battere, frammentare,accogliere …” che sono insieme modalità di relazionarci, stili di con-tatto, aspettative e giochi di tensioni muscolari.

Queste mie parole rischiano di essere una descrizione tecnica e poco hanno a che vedere con la ricchezza che un’esperienza arte-terapeutica e psicoterapeutica possono offrire. Le consiglio, in accordo con le considerazioni della collega Cianchelli, di rivolgersi ad una persona competente con la quale possa trovarsi bene e intanto mi permetto di suggerirle una semplice esperienza che potrebbe esserle di aiuto durante il manifestarsi di un attacco di panico. Provi ad ascoltare il contatto dei suoi piedi sulla terra, muovendoli sul suolo ad esempio e, salendo gradualmente (piedi, gambe, bacino, schiena, scapole, spalle, braccia, mani, pancia, stomaco, torace, collo, testa), provi ad ascoltare ogni parte del suo corpo, anche definendone i confini con le sue mani, provi ad immaginare che ogni distretto corporeo si riempia di aria ed espirando si appoggi sulla parte sottostante, a cominciare dai piedi sulla terra.

Cordialmente,



Dott.ssa Erica Venturi, dott.ssa in Psicologia Clinica ed arte-terapeuta ad orientamento psicofisiologico integrato